martedì 2 febbraio 2010
Cinese 50% ma europei 80%
01/02/2010La Terra in svenditaI terreni fertili di Africa, Asia, Sud America sono nel mirino di paesi ricchi, potenze emergenti e multinazionali. Una caccia alla terra tanto per esigenze di sicurezza alimentare quanto per questioni di profitto come spiega Franca Roiatti ne “Il nuovo colonialismo”.Franca RoiattiIl nuovo colonialismo. Caccia alle terre coltivabiliUniverstà Bocconi editore, 2009191 pagine, 15 euroVenti milioni di ettari, l’equivalente dell’Italia fino a Napoli: secondo una stima approssimativa, sarebbe la terra coltivabile che, solo negli ultimi due anni, “è oggetto di accordi tra paesi o dell’interesse di fondi di investimento e aziende private”, spiega Franca Roiatti ne Il nuovo colonialismo. Caccia alle terre coltivabili (Università Bocconi editore, 2009, pagg. 191, 15 euro). Una terra che per i governi di alcuni paesi, come Cina, India, Arabia Saudita significa il futuro della propria sicurezza alimentare, ma che per fondi e aziende vale la possibilità di cavalcare il nuovo business verde dei biocarburanti. In mezzo, tra governi e privati, una massa di contadini che rischiano di essere privati della terra che dà loro la sussistenza per un pugno di promesse.Un “Risiko della terra”, dunque, che agli occhi di molti appare come una nuova forma di colonialismo e del quale il volume di Franca Roiatti ricostruisce con taglio giornalistico gli attori e i molteplici interessi in gioco.Ci sono i paesi ricchi di risorse ma poveri di terreni, che guardano con apprensione al loro futuro alimentare. Secondo le stime della Fao, nel 2050 la popolazione mondiale arriverà a 9 miliardi e bisognerà aumentare del70% la quantità di cibo prodotta. Ciò significa almeno 1 miliardo di tonnellate in più di cereali. Una sfida resa ancor più ardua dai cambiamenti nella dieta delle popolazioni in via di sviluppo: “Oggi un cinese mangia 54 chili di carne all’anno, 20 anni fa erano 25”, scrive Roiatti. “Per far fronte a questo ritmo, nei prossimi 20 anni il colosso asiatico dovrà allevare 200 milioni di porci in più”, alimentandoli con i cereali. E non ce la farà pur essendo il secondo produttore al mondo di maiali. Poi c’è l’India, che nel 2030 diventerà più popolosa della Cina, e che al pari del Dragone si trova già oggi a fronteggiare anche un elevato rischio idrico causato dallo sfruttamento e dall’inquinamento. Ma ci sono anche i paesi come l’Arabia Saudita e il Qatar, che hanno la potente leva dei petrodollari da usare per ottenere le terre.E se da un lato ci sono governi che, almeno in apparenza, cercano terra per garantire la sicurezza alimentare dei propri cittadini, dall’altro ci sono fondi e multinazionali a caccia di profitti attraverso l’agrobusiness: “Sebbene manchino dati consolidati”, spiega l’autrice, “il ritmo al quale fondi e società stanno investendo nella terra è considerevole. Negli ultimi anni, oltre 120 accordi e progetti che assommano a diverse decine di miliardi di dollari”. Società, come la coreana Daewoo Logistics, che ottengono gratis dal governo del Madagascar 1,3 milioni di ettari per le proprie coltivazioni intensive (la vicenda, emersa a livello internazionale, ha poi alimentato la rabbia popolare sfociata in un colpo di stato), o Africa BioFuel, costola di una multinazionale norvegese, che con la connivenza di alcuni potenti locali è quasi riuscita nell’intento di sottrarre “con l’impronta del pollice di un capo villaggio analfabeta, 38.000 ettari di terra ad Alipe” in Ghana.Già, l’Africa. È su questo enorme continente che si gioca la partita più importante del nuovo colonialismo. La Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Africa (Uneca) ha quantificato in 733 milioni gli ettari di terra arabile, dei quali meno del 4% sarebbe sfruttato. Un patrimonio enorme, che purtroppo i poverissimi paesi africani, come l’Etiopia, ma anche quelli meno poveri, come il Kenya o la Tanzania, non esitano a svendere, soggiacendo più o meno consapevolmente a contratti spesso oscuri e poco tutelativi, pur di attrarre investimenti stranieri e con essi la promessa della costruzione di infrastrutture. Ne è l’esempio il Sudan, dove “mentre 2,5 milioni di profughi del Darfur sopravvivono con gli aiuti umanitari, il paese esporta prodotti agricoli tra i quali gli alimenti base della dieta sudanese”, scrive Roiatti. Interessi commerciali, è il dubbio, a scapito dell’agricoltura di sussistenza di milioni di piccoli coltivatori.Ma se gli interessi in gioco sono molteplici e complessi, come rendere il fenomeno della vendita della terra, che ha i contorni del neocolonialismo, “ in una situazione win-win, vincente per tutti?”. Il punto chiave, conclude la giornalista, è “riuscire da un lato a rafforzare le capacità dei governi di negoziare gli accordi con le società e i fondi d’investimento esteri, dall’altro a tutelare i diritti dei piccoli contadini, dei pastori, le pedine più deboli nel grande Risiko della terra”.Franca Roiatti, giornalista, ha lavorato per diversi quotidiani, radio e settimanali. Oggi si occupa di esteri per Panorama.
Io credo in dio come credo che europei ci hanno fregato tanto ma Cinese hanno detto 50% 50% ma anche quando lavoravo nell Ambasciada del Sudan Enimont ha fatto perdere quasi 80 milione di dollari che non lo hanno ancora resarciti perchè la corte del comunita europea ha datto autorizzazione ma governo Italiano uno dopo l'altro pagano a guccia d'ACQUA ....................AZIM
Cinese 50% ma europei 80%
01/02/2010La Terra in svenditaI terreni fertili di Africa, Asia, Sud America sono nel mirino di paesi ricchi, potenze emergenti e multinazionali. Una caccia alla terra tanto per esigenze di sicurezza alimentare quanto per questioni di profitto come spiega Franca Roiatti ne “Il nuovo colonialismo”.Franca RoiattiIl nuovo colonialismo. Caccia alle terre coltivabiliUniverstà Bocconi editore, 2009191 pagine, 15 euroVenti milioni di ettari, l’equivalente dell’Italia fino a Napoli: secondo una stima approssimativa, sarebbe la terra coltivabile che, solo negli ultimi due anni, “è oggetto di accordi tra paesi o dell’interesse di fondi di investimento e aziende private”, spiega Franca Roiatti ne Il nuovo colonialismo. Caccia alle terre coltivabili (Università Bocconi editore, 2009, pagg. 191, 15 euro). Una terra che per i governi di alcuni paesi, come Cina, India, Arabia Saudita significa il futuro della propria sicurezza alimentare, ma che per fondi e aziende vale la possibilità di cavalcare il nuovo business verde dei biocarburanti. In mezzo, tra governi e privati, una massa di contadini che rischiano di essere privati della terra che dà loro la sussistenza per un pugno di promesse.Un “Risiko della terra”, dunque, che agli occhi di molti appare come una nuova forma di colonialismo e del quale il volume di Franca Roiatti ricostruisce con taglio giornalistico gli attori e i molteplici interessi in gioco.Ci sono i paesi ricchi di risorse ma poveri di terreni, che guardano con apprensione al loro futuro alimentare. Secondo le stime della Fao, nel 2050 la popolazione mondiale arriverà a 9 miliardi e bisognerà aumentare del70% la quantità di cibo prodotta. Ciò significa almeno 1 miliardo di tonnellate in più di cereali. Una sfida resa ancor più ardua dai cambiamenti nella dieta delle popolazioni in via di sviluppo: “Oggi un cinese mangia 54 chili di carne all’anno, 20 anni fa erano 25”, scrive Roiatti. “Per far fronte a questo ritmo, nei prossimi 20 anni il colosso asiatico dovrà allevare 200 milioni di porci in più”, alimentandoli con i cereali. E non ce la farà pur essendo il secondo produttore al mondo di maiali. Poi c’è l’India, che nel 2030 diventerà più popolosa della Cina, e che al pari del Dragone si trova già oggi a fronteggiare anche un elevato rischio idrico causato dallo sfruttamento e dall’inquinamento. Ma ci sono anche i paesi come l’Arabia Saudita e il Qatar, che hanno la potente leva dei petrodollari da usare per ottenere le terre.E se da un lato ci sono governi che, almeno in apparenza, cercano terra per garantire la sicurezza alimentare dei propri cittadini, dall’altro ci sono fondi e multinazionali a caccia di profitti attraverso l’agrobusiness: “Sebbene manchino dati consolidati”, spiega l’autrice, “il ritmo al quale fondi e società stanno investendo nella terra è considerevole. Negli ultimi anni, oltre 120 accordi e progetti che assommano a diverse decine di miliardi di dollari”. Società, come la coreana Daewoo Logistics, che ottengono gratis dal governo del Madagascar 1,3 milioni di ettari per le proprie coltivazioni intensive (la vicenda, emersa a livello internazionale, ha poi alimentato la rabbia popolare sfociata in un colpo di stato), o Africa BioFuel, costola di una multinazionale norvegese, che con la connivenza di alcuni potenti locali è quasi riuscita nell’intento di sottrarre “con l’impronta del pollice di un capo villaggio analfabeta, 38.000 ettari di terra ad Alipe” in Ghana.Già, l’Africa. È su questo enorme continente che si gioca la partita più importante del nuovo colonialismo. La Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Africa (Uneca) ha quantificato in 733 milioni gli ettari di terra arabile, dei quali meno del 4% sarebbe sfruttato. Un patrimonio enorme, che purtroppo i poverissimi paesi africani, come l’Etiopia, ma anche quelli meno poveri, come il Kenya o la Tanzania, non esitano a svendere, soggiacendo più o meno consapevolmente a contratti spesso oscuri e poco tutelativi, pur di attrarre investimenti stranieri e con essi la promessa della costruzione di infrastrutture. Ne è l’esempio il Sudan, dove “mentre 2,5 milioni di profughi del Darfur sopravvivono con gli aiuti umanitari, il paese esporta prodotti agricoli tra i quali gli alimenti base della dieta sudanese”, scrive Roiatti. Interessi commerciali, è il dubbio, a scapito dell’agricoltura di sussistenza di milioni di piccoli coltivatori.Ma se gli interessi in gioco sono molteplici e complessi, come rendere il fenomeno della vendita della terra, che ha i contorni del neocolonialismo, “ in una situazione win-win, vincente per tutti?”. Il punto chiave, conclude la giornalista, è “riuscire da un lato a rafforzare le capacità dei governi di negoziare gli accordi con le società e i fondi d’investimento esteri, dall’altro a tutelare i diritti dei piccoli contadini, dei pastori, le pedine più deboli nel grande Risiko della terra”.Franca Roiatti, giornalista, ha lavorato per diversi quotidiani, radio e settimanali. Oggi si occupa di esteri per Panorama.
Io credo in dio come credo che europei ci hanno fregato tanto ma Cinese hanno detto 50% 50% ma anche quando lavoravo nell Ambasciada del Sudan Enimont ha fatto perdere quasi 80 milione di dollari che non lo hanno ancora resarciti perchè la corte del comunita europea ha datto autorizzazione ma governo Italiano uno dopo l'altro pagano a guccia d'ACQUA ....................AZIM
الصينية بنسبة 50 ٪ ولكن 80 ٪ الأوروبي 01/02/2010 الأرض في سلا والأراضي الخصبة من أفريقيا وآسيا وأمريكا الجنوبية مستهدفون من جانب البلدان الغنية ، والقوى الناشئة والشركات المتعددة الجنسيات. وأرض خصبة لمتطلبات كل من لسلامة الأغذية وبالنسبة للمسائل الربح وهو ما يفسر فرانكا ROIATTI ان "الاستعمار الجديد". فرانكا RoiattiIl الاستعمار الجديد. صيد الأراضي coltivabiliUniverstà بوكوني Editore ، 2009191 صفحة ، 15 يورو وعشرين مليون هكتار ، أي ما يعادل إيطاليا إلى نابولي ، وفقا لتقدير تقريبي سيكون من الأراضي الصالحة للزراعة التي هي في العامين الماضيين ، هو موضوع الاتفاقات المعقودة بين البلدان أو مصلحة من صناديق الاستثمار وشركات القطاع الخاص "وتقول فرانكا ROIATTI أو الاستعمار الجديد. صيد الأراضي الزراعية (Università بوكوني Editore ، 2009 ، ص 191 ، 15 يورو). والأراضي التي لحكومات بعض الدول ، مثل الصين والهند والمملكة العربية السعودية لا مستقبل امداداتها من الغذاء ، ولكن هذا ينطبق على الصناديق والشركات الفرصة لركوب تجارية جديدة الاخضر للوقود الحيوي. في الوسط ، بين الحكومات والقطاع الخاص ، كتلة من الفلاحين الذين من المحتمل أن تكون محرومة من الأراضي التي تتيح لهم كسب قوتهم من أجل حفنة من الوعود. والمخاطر "الأرض" ، إذن ، أن أعين الكثيرين يبدو أنها شكل جديد من أشكال الاستعمار ، ومنها حجم فرانكا ROIATTI بإعادة الجهات الصحفية ومصالح متعددة على المحك. هناك بلدان غنية بالموارد ولكنها فقيرة في الأرض ، الذين ينظرون بتوجس عن احتياجاتهم الغذائية في المستقبل. وفقا لتقديرات الفاو ، في عام 2050 من سكان العالم سوف يصل الى 9 مليارات ، ويجب زيادة del70 ٪ من كمية الطعام التي أنتجت. وهذا يعني على الأقل 1 مليار طن من الحبوب. وهناك تحد أكثر صعوبة بسبب التغيرات في النظام الغذائي للسكان في البلدان النامية "اليوم الصينية يأكل اللحوم 54 جنيها في السنة ، 25 منهم منذ 20 عاما" ، وكتب ROIATTI. "ولمواكبة هذه الوتيرة خلال السنوات ال 20 المقبلة العملاق الآسيوي سيحقق في أكثر من 200 مليون خنزير ، يتغذى على الحبوب ، فإنه لن تجعله على الرغم من كونها منتجة العالم الثانية من الخنازير. ثم هناك والهند ، والتي أصبحت في عام 2030 والاكثر اكتظاظا بالسكان في الصين ، ومثل التنين تواجه بالفعل مخاطر كبيرة من المياه أيضا بسبب الاستغلال والتلوث. ولكن هناك أيضا دول مثل المملكة العربية السعودية وقطر ، والتي رافعة قوية لعائدات النفط لاستخدامها في الحصول على الأراضي. وعلى الرغم من أن هناك حكومات ، على الأقل في المظهر ، ويبحث عن الأرض لضمان الأمن الغذائي لمواطنيها ، وهناك غيرها من الصناديق والشركات بحثا عن الربح من خلال الأعمال التجارية الزراعية "، على الرغم من عدم وجود بيانات موحدة" ، ويقول صاحب البلاغ ، "الوتيرة التي صناديق وشركات الاستثمار في الأراضي ليست بالقليلة. في السنوات الأخيرة ، أكثر من 120 من الاتفاقات والمشاريع التي تضيف ما يصل الى عشرات المليارات من الدولارات ". شركات مثل شركة دايو والإمداد ، الذين يحصلون مجانا من حكومة مدغشقر 1.3 مليون هكتار لزراعة مكثفة (في القضية ، والتي برزت على الصعيد الدولي كما أجج مشاعر الغضب الشعبي ذروته في انقلاب عسكري) ، أو الوقود الحيوي أفريقيا ، ضلع من قوة متعددة الجنسيات لالنرويجية ، الذين بتواطؤ من بعض القوى المحلية يكاد يكون نجح في سرقة "الانطباع الإبهام من رئيس القرية ، أميون ، 38،000 هكتار من الأراضي لAlipi" في غانا. بالفعل ، وأفريقيا. ومن على هذه القارة الضخمة التي لعبت المباراة أهم من الاستعمار الجديد. لجنة الأمم المتحدة الاقتصادية لأفريقيا) وقد قدرت 733 مليون هكتار من الأراضي الصالحة للزراعة ، منها أقل من 4 ٪ سوف تستخدم. والثروة التي للأسف فقير جدا من الدول الافريقية مثل اثيوبيا ، ولكن أيضا أقل من الفقراء ، مثل كينيا أو تنزانيا ، لا تتردد في بيع نفسها ، أكثر أو أقل من الخضوع بوعي العقود في كثير من الأحيان غامضة والقليل المحمية ، في حين جذب الاستثمارات الأجنبية ومعها الأمل في بناء البنية التحتية. مثال على السودان ، حيث "و 2.5 مليون نازح في دارفور يعيشون على المساعدات الإنسانية ، وصادرات البلاد من المنتجات الزراعية بما في ذلك الحمية الغذائية الأساسية من السودان" ، وكتب ROIATTI. المصالح التجارية ، والشك ، وذلك على حساب معيشة الملايين من صغار المزارعين. ولكن إذا كان الأمر ينطوي على مخاطر متعددة ومعقدة ، وكيفية جعل ظاهرة بيع الأراضي ، والذي يحتوي على مخطط استعمار جديد "في حالة المنفعة المتبادلة والفوز للجميع؟". النقطة الرئيسية ، ويخلص الكاتب ، هو "أن ينجح من ناحية لتعزيز قدرات الحكومات على التفاوض على اتفاقات مع شركات والصناديق الاستثمارية الأجنبية ، من ناحية أخرى لحماية حقوق صغار المزارعين والرعاة ، وبيادق أضعف Risiko كبيرة في الارض. " فرانكا ROIATTI ، الصحافي ، عملت لعدد من الصحف والإذاعة والمجلات. انها هي المسؤولة عن الخارجية البانوراما. أنا أؤمن بالله وأنا أعتقد أننا الأوروبيون مشدود الكثير ولكنهم قالوا ان 50 ٪ الصينية 50 ٪ ، ولكن حتى عندما كنت أعمل في السودان Ambasciada Enimont قد فقدت ما يقرب من 80 مليون $ التي لم resarcir لأن المحكمة من المجتمع الأوروبي Datto إذن ولكن الحكومة الايطالية واحدا تلو الآخر اتهم غوتشي المياه.................... العظيم
Nessun commento:
Posta un commento