Città e cittadini
Diritto alla salute, l'Italia prenda esempio dai nuovi progetti in Senegal e Sudan
di Edoardo Salzano
La cacciata dei lavoratori poveri e stranieri da Rosarno ha sollecitato in molti di noi riflessioni che vanno al di là di quell’episodio. Abbiamo compreso che i sentimenti di paura, disprezzo e arroganza per chi è diverso (perché è povero, ha la pelle di un altro colore, parla un’altra lingua) nutrono l’anima di molti italiani e conducono troppo spesso ad atti barbarici. Abbiamo compreso che razzismo, xenofobia, insofferenza per il povero, paura per lo sconosciuto sono sentimenti diffusi, che rendono più inospitale la città, più piccolo, insicuro, misero il mondo di ciascuno di noi.
É anche per questo che mi hanno colpito due episodi avvenuti in Africa, che hanno a che fare col mio mestiere di urbanista e che in queste settimane sono stati riportati alla mia attenzione. Mi riferisco a due strutture sanitarie realizzate da italiani l’una a Ovest l’altra a Est nel Continente nero.
Un ospedale in Senegal, a Kaedi. Costruito secondo un modello completamente diverso da quello occidentale, dove le degenze sono realizzate per ospitare solo il paziente e consentire pochi visitatori. Lì hanno constatato che la malattia è vissuta in modo molto diverso che in Europa. Se un membro della famiglia si ammala tutta la famiglia lo segue, lo assiste, cucina per lui, gli fa costantemente compagnia. Allora a Kaedi l’architetto Fabrizio Carola e i sanitari hanno organizzato una serie di padiglioni circolari, realizzati con materiali poveri e locali e maestranze del posto, disposti secondo tre anelli concentrici. Nei padiglioni dell’anello centrale, tutti i servizi sanitari: le sale operatorie, quelle per le medicazioni, i medici e gli infermieri, i laboratori ecc.; nell’anello intermedio le degenze, destinate ai pazienti; quelli esterni sono per le famiglie. Dei collegamenti tra i padiglioni dei diversi anelli costituiscono le comunicazioni senza interferenze tra i percorsi del personale sanitario e quello delle famiglie. Convivenza e assistenza da un lato, igiene e presenza sanitaria dall’altro sono entrambe garantite. Il rispetto per una cultura diversa e l’attenzione alle risorse locali e a possibilità innovative del loro uso hanno sostituito l’imposizione di modelli calati dall’alto.
Altrettanto significativo l’altro esempio: la realizzazione di un Centro Salam di cardiochirurgia, di elevatissimo livello specialistico, nel deserto del Sudan vicino a Khartoum, realizzato da Emergency con un’equipe di medici e architetti italiani. Anche qui, nella progettazione del complesso, massima attenzione alle risorse e alle abitudini locali: un’architettura solidamente legata al luogo, realizzata con materiali semplici e con largo impiego delle tradizioni e dei materiali locali. E la formazione di personale medico e infermieristico locale, capace di insegnare a sua volta.
Ma anche qualcosa in più: una grande lezione di uguaglianza. Essa emerge dalle parole d Gino Strada (nella prefazione del libro dedicato dall’architetto, Raul Pantaleo, al diario dell’esperienza di cantiere: “Attenti all’uomo bianco”, edizioni Eleuthera, Milano 2007). Qualcuno ha definito il centro Salam una “cattedrale nel deserto”, perché si tratta “di una struttura di assoluta eccellenza, perfino innovativa per molti aspetti, dove praticare una medicina difficile e complessa, che richiede grande impegno di risorse umane ed economiche”. Meglio costruire strutture elementari, ambulatori e dispensari, cliniche di base.
“Noi ci siamo rifiutati di mettere le due scelte in alternativa”, risponde Strada. Alla periferia di Khartoum c’è un centro pediatrico di Emergency che già si occupa della medicina di base. “Ma abbiamo voluto andare oltre. Ci siamo convinti che anche in quei luoghi, dove le poche cure mediche disponibili sono solo a pagamento, sia necessario affermare il diritto a essere curati quando si è feriti o ammalati. Un diritto naturale prima ancora che un solenne principio […] Così si è radicata in noi la convinzione che curare gli esseri umani non possa essere un’attività discriminatoria, solo i neri e non i bianchi, solo le donne e non gli uomini, solo i poveri e non i ricchi”. Curare deve essere un gesto che riconosce a tutti i pazienti (pazienti, non clienti) eguaglianza in dignità e in diritti. “Non possono esistere, nella medicina, pazienti di prima e di seconda classe, cure per i ricchi e cure per i poveri del mondo. Tutti hanno diritto a cure di alto livello e gratuite”. Una lezione. Saremo capaci di seguirla nel nostro paese?
28 gennaio 2010
Italian to English translationShow romanization
City and Citizens Right to Health, Italy should learn from new projects in Senegal and Sudandi Edward SalzanoLa expulsion of foreigners from working poor and Rosarno called in many of us thought that go beyond that episode. We realized that the feelings of fear, contempt and arrogance for those who are different (because it is poor, the skin of another color, speak another language) nourish the soul of many Italians and all too often barbaric acts. We understood that racism, xenophobia, intolerance for the poor, fear of the unknown are common feelings that make the most inhospitable cities, smaller, insecure, miserable world of each of noi.I also why I have shot two episodes occurred in Africa, which have to do with my work as a planner and who in recent weeks have been brought to my attention. I refer to two health facilities built by Italian one at the other West to East on the continent nero.Un hospital in Senegal, Kaede. Built in a completely different model from the West, where the wards are designed to accommodate only the patient and allow a few visitors. There they found that the disease is lived very differently than in Europe. If a family member gets sick the whole family follows him, helps him, cooking for him, makes him constantly company. Then in Kaedi architect Fabrizio Carola and health professionals have organized a series of circular pavilions, built with poor materials and local craftsmen of the place, arranged in three concentric rings. Central ring in the halls, all health services: operating rooms, those for medications, doctors and nurses, laboratories, etc..; The ring intermediate the stay, for patients, and those outside are for families. Links between the pavilions of the different rings are communications without interference between the paths of health personnel and the family. Cohabitation and assistance on the one hand, hygiene and other health care presence are both guaranteed. Respect for another culture and attention to local resources and innovative possibilities of their use have replaced the imposition of models fell from above. Equally significantly more example: the creation of a Center for Cardiac Salam, of the highest specialist level in the desert of Sudan near Khartoum, made by Emergency with a team of doctors and Italian architects. Even here, in the design of the complex, attention to resources and local traditions: architecture firmly linked to the place, made with simple materials and with wide use of the traditions and local materials. And training of local medical and nursing staff, able to teach her volta.Ma also something more: a great lesson of equality. It is clear from the words d Gino Strada (in the preface of the book on the architect, Raul Pantaleo, the diary of the experience of construction site: "Beware the white man", editions Eleuthera, Milano 2007). Some have called the Salam Center a "white elephant" because it is "a structure of absolute excellence, even innovative in many ways, for practicing medicine difficult and complex task that requires great commitment of human and economic resources." Better to build basic facilities, clinics and dispensaries, clinics base. "We have refused to put the two alternative choices," he says Street. On the outskirts of Khartoum, there is a Pediatric Emergency Center, which already takes care of general medicine. "But we wanted to go further. We are convinced that even in those places where the few medical treatments available only on charge, it is necessary to affirm the right to be treated when you are injured or sick. A natural law even before a formal principle [...] So it is rooted in the belief that we treat humans not be discriminatory activity, not just blacks and whites, only women, not men, only the poor and the rich. " Healing should be a gesture that acknowledges all the patients (patients, not customers) equality in dignity and rights. "They can not exist in medicine, patients first-and second-class treatment and care for the rich to the poor of the world. Everyone is entitled to high quality care and free ". A lesson. We will be able to follow in our country? January 28, 2010
Qualcuno scrive la verità nuda e cruda.
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