Rasha in traditional Sudanese Toub

venerdì 29 gennaio 2010

Città e cittadini.



Città e cittadini
Diritto alla salute, l'Italia prenda esempio dai nuovi progetti in Senegal e Sudan
di Edoardo Salzano
La cacciata dei lavoratori poveri e stranieri da Rosarno ha sollecitato in molti di noi riflessioni che vanno al di là di quell’episodio. Abbiamo compreso che i sentimenti di paura, disprezzo e arroganza per chi è diverso (perché è povero, ha la pelle di un altro colore, parla un’altra lingua) nutrono l’anima di molti italiani e conducono troppo spesso ad atti barbarici. Abbiamo compreso che razzismo, xenofobia, insofferenza per il povero, paura per lo sconosciuto sono sentimenti diffusi, che rendono più inospitale la città, più piccolo, insicuro, misero il mondo di ciascuno di noi.
É anche per questo che mi hanno colpito due episodi avvenuti in Africa, che hanno a che fare col mio mestiere di urbanista e che in queste settimane sono stati riportati alla mia attenzione. Mi riferisco a due strutture sanitarie realizzate da italiani l’una a Ovest l’altra a Est nel Continente nero.
Un ospedale in Senegal, a Kaedi. Costruito secondo un modello completamente diverso da quello occidentale, dove le degenze sono realizzate per ospitare solo il paziente e consentire pochi visitatori. Lì hanno constatato che la malattia è vissuta in modo molto diverso che in Europa. Se un membro della famiglia si ammala tutta la famiglia lo segue, lo assiste, cucina per lui, gli fa costantemente compagnia. Allora a Kaedi l’architetto Fabrizio Carola e i sanitari hanno organizzato una serie di padiglioni circolari, realizzati con materiali poveri e locali e maestranze del posto, disposti secondo tre anelli concentrici. Nei padiglioni dell’anello centrale, tutti i servizi sanitari: le sale operatorie, quelle per le medicazioni, i medici e gli infermieri, i laboratori ecc.; nell’anello intermedio le degenze, destinate ai pazienti; quelli esterni sono per le famiglie. Dei collegamenti tra i padiglioni dei diversi anelli costituiscono le comunicazioni senza interferenze tra i percorsi del personale sanitario e quello delle famiglie. Convivenza e assistenza da un lato, igiene e presenza sanitaria dall’altro sono entrambe garantite. Il rispetto per una cultura diversa e l’attenzione alle risorse locali e a possibilità innovative del loro uso hanno sostituito l’imposizione di modelli calati dall’alto.
Altrettanto significativo l’altro esempio: la realizzazione di un Centro Salam di cardiochirurgia, di elevatissimo livello specialistico, nel deserto del Sudan vicino a Khartoum, realizzato da Emergency con un’equipe di medici e architetti italiani. Anche qui, nella progettazione del complesso, massima attenzione alle risorse e alle abitudini locali: un’architettura solidamente legata al luogo, realizzata con materiali semplici e con largo impiego delle tradizioni e dei materiali locali. E la formazione di personale medico e infermieristico locale, capace di insegnare a sua volta.
Ma anche qualcosa in più: una grande lezione di uguaglianza. Essa emerge dalle parole d Gino Strada (nella prefazione del libro dedicato dall’architetto, Raul Pantaleo, al diario dell’esperienza di cantiere: “Attenti all’uomo bianco”, edizioni Eleuthera, Milano 2007). Qualcuno ha definito il centro Salam una “cattedrale nel deserto”, perché si tratta “di una struttura di assoluta eccellenza, perfino innovativa per molti aspetti, dove praticare una medicina difficile e complessa, che richiede grande impegno di risorse umane ed economiche”. Meglio costruire strutture elementari, ambulatori e dispensari, cliniche di base.
“Noi ci siamo rifiutati di mettere le due scelte in alternativa”, risponde Strada. Alla periferia di Khartoum c’è un centro pediatrico di Emergency che già si occupa della medicina di base. “Ma abbiamo voluto andare oltre. Ci siamo convinti che anche in quei luoghi, dove le poche cure mediche disponibili sono solo a pagamento, sia necessario affermare il diritto a essere curati quando si è feriti o ammalati. Un diritto naturale prima ancora che un solenne principio […] Così si è radicata in noi la convinzione che curare gli esseri umani non possa essere un’attività discriminatoria, solo i neri e non i bianchi, solo le donne e non gli uomini, solo i poveri e non i ricchi”. Curare deve essere un gesto che riconosce a tutti i pazienti (pazienti, non clienti) eguaglianza in dignità e in diritti. “Non possono esistere, nella medicina, pazienti di prima e di seconda classe, cure per i ricchi e cure per i poveri del mondo. Tutti hanno diritto a cure di alto livello e gratuite”. Una lezione. Saremo capaci di seguirla nel nostro paese?
28 gennaio 2010



Italian to English translationShow romanization
City and Citizens Right to Health, Italy should learn from new projects in Senegal and Sudandi Edward SalzanoLa expulsion of foreigners from working poor and Rosarno called in many of us thought that go beyond that episode. We realized that the feelings of fear, contempt and arrogance for those who are different (because it is poor, the skin of another color, speak another language) nourish the soul of many Italians and all too often barbaric acts. We understood that racism, xenophobia, intolerance for the poor, fear of the unknown are common feelings that make the most inhospitable cities, smaller, insecure, miserable world of each of noi.I also why I have shot two episodes occurred in Africa, which have to do with my work as a planner and who in recent weeks have been brought to my attention. I refer to two health facilities built by Italian one at the other West to East on the continent nero.Un hospital in Senegal, Kaede. Built in a completely different model from the West, where the wards are designed to accommodate only the patient and allow a few visitors. There they found that the disease is lived very differently than in Europe. If a family member gets sick the whole family follows him, helps him, cooking for him, makes him constantly company. Then in Kaedi architect Fabrizio Carola and health professionals have organized a series of circular pavilions, built with poor materials and local craftsmen of the place, arranged in three concentric rings. Central ring in the halls, all health services: operating rooms, those for medications, doctors and nurses, laboratories, etc..; The ring intermediate the stay, for patients, and those outside are for families. Links between the pavilions of the different rings are communications without interference between the paths of health personnel and the family. Cohabitation and assistance on the one hand, hygiene and other health care presence are both guaranteed. Respect for another culture and attention to local resources and innovative possibilities of their use have replaced the imposition of models fell from above. Equally significantly more example: the creation of a Center for Cardiac Salam, of the highest specialist level in the desert of Sudan near Khartoum, made by Emergency with a team of doctors and Italian architects. Even here, in the design of the complex, attention to resources and local traditions: architecture firmly linked to the place, made with simple materials and with wide use of the traditions and local materials. And training of local medical and nursing staff, able to teach her volta.Ma also something more: a great lesson of equality. It is clear from the words d Gino Strada (in the preface of the book on the architect, Raul Pantaleo, the diary of the experience of construction site: "Beware the white man", editions Eleuthera, Milano 2007). Some have called the Salam Center a "white elephant" because it is "a structure of absolute excellence, even innovative in many ways, for practicing medicine difficult and complex task that requires great commitment of human and economic resources." Better to build basic facilities, clinics and dispensaries, clinics base. "We have refused to put the two alternative choices," he says Street. On the outskirts of Khartoum, there is a Pediatric Emergency Center, which already takes care of general medicine. "But we wanted to go further. We are convinced that even in those places where the few medical treatments available only on charge, it is necessary to affirm the right to be treated when you are injured or sick. A natural law even before a formal principle [...] So it is rooted in the belief that we treat humans not be discriminatory activity, not just blacks and whites, only women, not men, only the poor and the rich. " Healing should be a gesture that acknowledges all the patients (patients, not customers) equality in dignity and rights. "They can not exist in medicine, patients first-and second-class treatment and care for the rich to the poor of the world. Everyone is entitled to high quality care and free ". A lesson. We will be able to follow in our country? January 28, 2010
Qualcuno scrive la verità nuda e cruda.

Invito






Sudanese Association Italy

The Sudanese residents with permission of stay had desired to form an Association in Italy and a Social Corporation for work so as to proclaim their wrights through a juridical form in Italy and the European Union countries, also to create a job centre in the Corporation. The Association will be motivated to establish activities like; social life, cultural life, events sport, and artistic also traditional life.
All of you are asked gently to attend a meeting,
On the 31st of Jan. 2010,
at 15.00 hrs time in Casa delle Culture Del Mondo.
Via Giulio Natta 11 (metro rosso Lamugnano)

That is important to elect the executive office of the Sudanese Association:-
1- President
2- Secretary
3- Accountant
4- Speaker
5- Two supervisors of the association activity.
If you are living out strikes of Milan contact us through,
Our site
http://sudaneseassociation.blogspot.com/



English to Italian translation Show romanization
Associazione Sudanese ItaliaI residenti sudanesi con permesso di soggiorno ha voluto per formare una associazione in Italia e uno Cooperativa sociale per il lavoro al fine di proclamare la loro Wrights attraverso una forma giuridica in Italia e paesi dell'Unione europea, anche per creare un centro di lavoro nella Cooperativa. L'associazione sarà motivato a stabilire le attività simili; vita sociale, la vita culturale, eventi sportivi, e anche la vita artistica tradizionale.Siete tutti gentilmente chiesto di partecipare a una riunione,Il 31 gennaio 2010,alle ore 15.00 momento in Casa delle Culture del Mondo.Via Giulio Natta 11 (Rosso metro Lamugnano)Che è importante per eleggere l'ufficio esecutivo dell'Associazione sudanese: --1 - Presidente2 - Segretario3 - Tesoriere4 - Speaker5 - Due le autorità di vigilanza delle attività dell'associazione.Se si sta vivendo gli scioperi di Milano contattarci attraverso il servizio Il nostro sito
http://sudaneseassociation.blogspot.com/

martedì 26 gennaio 2010

Dichiarazione del Independenza.





Abrogation of the Condominium and the road to independence


Gamal Abdel Nasser (left), and Muhammad Naguib (center), the leaders of the Egyptian Revolution who helped to engineer Sudanese independence
Even when the British ended their occupation of Egypt in 1936 (with the exception of the Suez Canal Zone), they maintained their forces in Sudan. Successive governments in Cairo, repeatedly declaring their abrogation of the condominium agreement, declared the British presence in Sudan to be illegitimate, and insisted on full British recognition of King Farouk as King of Egypt and Sudan, a recognition which the British were loath to grant. It was the Egyptian Revolution of 1952 which finally set a series of events in motion which would eventually end the British occupation of Sudan. Having abolished the monarchy in 1953, Egypt's new leaders, Muhammad Naguib, who was raised as a child of an Egyptian army officer in Sudan, and Gamal Abdel Nasser, believed the only way to end British domination in Sudan was for Egypt itself to officially abandon its sovereignty over Sudan. Since Britain's own claim to control in Sudan theoretically depended upon Egyptian sovereignty, the revolutionaries calculated that this tactic would leave Britain with no option but to withdraw. Their calculation proved to be correct, and in 1954 the governments of Egypt and Britain signed a treaty guaranteeing Sudanese independence. On January 1, 1956, the date agreed between the Egyptian and British governments, Sudan became an independent sovereign state, ending its nearly 136 year union with Egypt and 55 year rule by the British.


Abrogazione del condominio e la strada verso l'indipendenza Gamal Abdel Nasser (a sinistra), e Muhammad Naguib (al centro), il leader della Rivoluzione egiziana che ha aiutato a progettare il indipendenza del Sudan Anche quando gli inglesi hanno concluso il loro lavoro d'Egitto nel 1936 (con l'eccezione della zona del Canale di Suez), hanno mantenuto le loro forze in Sudan. I governi successivi al Cairo, più volte dichiarato la loro abrogazione del contratto di condominio, ha dichiarato la presenza britannica in Sudan ad essere illegittimo, e ha insistito sul pieno riconoscimento britannica di Re Farouk, come re d'Egitto e il Sudan, un riconoscimento che gli inglesi erano restii a concedere. E 'stata la rivoluzione egiziana del 1952, che ha finalmente stabilito una serie di eventi in movimento che finalmente porre fine all'occupazione britannica del Sudan. Dopo aver abolito la monarchia nel 1953, i nuovi leader egiziano, Muhammad Naguib, che è stata sollevata come figlio di un ufficiale dell'esercito egiziano in Sudan, e Gamal Abdel Nasser, che si ritiene l'unico modo per fine il dominio britannico in Sudan, è stato per l'Egitto ad abbandonare ufficialmente la sua sovranità su Sudan. Poiché la domanda stessa della Gran Bretagna per il controllo in Sudan teoricamente dipendeva sovranità egiziana, i rivoluzionari calcolato che questa tattica avrebbe lasciato la Gran Bretagna con altra scelta che ritirarsi. Il loro calcolo si è rivelato corretto, e nel 1954 i governi di Egitto e la Gran Bretagna hanno firmato un trattato di garantire l'indipendenza del Sudan. Il 1 ° gennaio 1956, la data concordata tra i governi egiziano e inglese, il Sudan è diventato uno Stato sovrano e indipendente, che termina i suoi quasi 136 anni l'unione con l'Egitto e 55 anni di governo da parte degli inglesi.

26.Jan.1884 Independenza del Sudan.




Qui si trovano le tre protagonisti della storia Sudanese Gordon generale Inglese che conquisto la Cina per l'Impero Inglese, Mohamed Ahmed Elmahadi che ha datto il Sudan 13 anni di independenza, Kitchner generale Inglese che ha reconquestato Sudan Novembere, 1898

Mahdist Revolt
Main article: Mahdist War
Main article: History of Sudan (1884-1898)
Tewfik's acquiescence to British occupation as the price for securing the monarchy was deeply detested throughout Egypt and Sudan. With the bulk of British forces stationed in northern Egypt, protecting Cairo, Alexandria, and the Suez Canal, opposition to Tewfik and his European protectors was stymied in Egypt. In contrast, the British military presence in Sudan was comparatively limited and eventually revolt broke out. The rebellion in Sudan, led by the Sudanese religious leader Muhammad ibn Abdalla, the self-proclaimed Mahdi (Guided One), was both political and religious. Abdalla wished not only to expel the British, but to overthrow the monarchy, viewed as secular and Western-leaning, and replace it with a pure Islamic government. Whilst primarily a Sudanese figure, Abdalla even attracted the support of some Egyptian nationalists and caught Tewfik and the British off-guard. The revolt culminated in the fall of Khartoum and the death of the British General Charles George Gordon (Gordon of Khartoum) in 1885. Tewfik's forces and those of the United Kingdom were forced to withdraw from almost all of Sudan with Abdalla establishing a theocratic state.
Abdalla's religious government imposed traditional Islamic laws upon Sudan and stressed the need to continue the armed struggle until the British had been completely expelled from the country and all of Egypt and Sudan was under his Mahdiya. Though he died six months after the fall of Khartoum, Abdalla's call was fully echoed by his successor, Abdallahi ibn Muhammad who invaded Ethiopia in 1887, penetrating as far as Gondar, and the remainder of northern Sudan and Egypt in 1889. This invasion was halted by Tewfik's forces, and was followed later by withdrawal from Ethiopia.
Muhammad Ahmad detto il Madhi aveva suscitato una ampia rivolta nel Sudan che allora era protettorato egiziano dichiarando che voleva rinnovare l’islam per riportarlo alla purezza delle origini. Con una enorme massa dei suoi seguaci pose all’assedio della capitale Khartoum ( 26 gennaio 1885) Gli inglesi per ragioni di politica interna non vollero intervenire direttamente: la difesa di Khartoum era stata affidata al leggendario generale inglese Gordon: malgrado i suoi sforzi la città cadde nelle mani degli insorti che massacrarono tutti gli egiziani che poterono. Poche forze inglesi si mossero in soccorso ma lentamente, arrivarono dopo la caduta di Khartoum e si ritirarono precipitosamente.
Il Madhi mori subito dopo di morte naturale. I dervisci allora, guidati dai successori del Madhi conquistarono tutta la regione e vennero in guerra con l’impero cristiano d’Etiopia che sconfissero nel 1889 nella battaglia di Metemma in cui cadde anche il negus Giovanni IV aprendo cosi la via al ras Menelik appoggiato dagli italiani. Affrontarono anche gli italiani sbarcati in Eritrea ma vennero respinti ( a Agordàt e a Kassala)


Abrogation of the Condominium and the road to independence


Gamal Abdel Nasser (left), and Muhammad Naguib (center), the leaders of the Egyptian Revolution who helped to engineer Sudanese independence
Even when the British ended their occupation of Egypt in 1936 (with the exception of the Suez Canal Zone), they maintained their forces in Sudan. Successive governments in Cairo, repeatedly declaring their abrogation of the condominium agreement, declared the British presence in Sudan to be illegitimate, and insisted on full British recognition of King Farouk as King of Egypt and Sudan, a recognition which the British were loath to grant. It was the Egyptian Revolution of 1952 which finally set a series of events in motion which would eventually end the British occupation of Sudan. Having abolished the monarchy in 1953, Egypt's new leaders, Muhammad Naguib, who was raised as a child of an Egyptian army officer in Sudan, and Gamal Abdel Nasser, believed the only way to end British domination in Sudan was for Egypt itself to officially abandon its sovereignty over Sudan. Since Britain's own claim to control in Sudan theoretically depended upon Egyptian sovereignty, the revolutionaries calculated that this tactic would leave Britain with no option but to withdraw. Their calculation proved to be correct, and in 1954 the governments of Egypt and Britain signed a treaty guaranteeing Sudanese independence. On January 1, 1956, the date agreed between the Egyptian and British governments, Sudan became an independent sovereign state, ending its nearly 136 year union with Egypt and 55 year rule by the British.
Oggi il 26/Jan./1884 Mohamed Ahmed Elmahadi entrato a liberare Khartoum del condominio Anglo Egiziano
E come Sudanese credo che oggi e la festa del Independenza Nazionale .......................Abdelazim Abdella Gomaa

lunedì 25 gennaio 2010

Sudan news.

Televisione, a Shukran lo sgombero del Laboratorio ZetaDomani, a Shukran (Rai 3, 12.25), la copertina sarà dedicata allo sgombero del Laboratorio Zeta, il centro sociale dove vivevano, da quasi nove anni, 30 rifiugiati e richiedenti asilo sudanesi, in fuga dal Darfur.Saranno trasmesse le immagini degli scontri tra i poliziotti e i manifestanti.Nella stessa puntata si parlerà della Chiesa di San Nicola, a Canicattì, luogo di culto per i seimila rumeni ortodossi della provincia di Agrigento. Uno spazio di preghiera fortemente voluto dall’Arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, ospite del programma.

Fonte: Adnkronos.Sudan sets deadline with rebels
BY AGENCE FRANCE PRESSE

Update 24 minutes agoDOHA, Jan 25 - Negotiations between the Sudanese government and Darfur rebel groups must be completed within two months, ahead of Sudan's presidential and legislative elections, a senior official has said."Some groups are demanding more time. We have told mediators that time is running out and that negotiations must not exceed the third week of March," Sudan's Minister of Culture Amin Hassan Omar said in Doha late Sunday."Talks do not require a month or two as outstanding issues are simple. If parties have the political resolve it won't take more than two weeks as we have discussed everything and what remains is to take decisions," he said.Sudanese government officials and rebel groups present in Doha have not been yet involved in direct talks, Omar told reporters in the Qatari capital.Instead consultations are being held with mediators from the United Nations, African Union and the host nation, he added.Omar, a member of the official government delegation, said Sudan is prepared to talk with any of the four rebel groups that is ready for negotiations.Representatives from the Justice and Equality Movement (JEM), the main rebel group, on Saturday held consultations with mediators to resolve "questions of procedure" before direct negotiations.Darfur rebels had two rounds of talks with Khartoum government officials in Qatar -- in February and May 2009.But other factions have refused to join the talks in Doha and the JEM later said there is no point in taking part if there is no unity among the rebels.Rebels and government officials were also due to meet in November, but the talks failed to materialise.The United Nations says up to 300,000 people have died and 2.7 million fled their homes since the ethnic minority rebels in Darfur first rose up against the Arab-dominated Sudan government in February 2003.Khartoum says 10,000 people have been killed.Sudan is due to hold a presidential and parliamentary election in April, the first polls in 24 years.

Iere sono stato con alcuni Sudanese per fare nascere un Associazione del Sudan ma questo fatto la furia e rabbia di quelli del Arci Darfur che io sono membero e socio fondatore alcuni Sudanese non sentano rapresentate allora qui Italia viviamo in una paese di democratico anchè si non compiuta ma comunque una demograzia che grantici a tutti i diriti di costitursi un associazione e norma della legge Italiana codici civile quindi anche si mio carissimo amico Geppino Materazzi mi ha detto che devo fare crecere Arci Darfur e non disperdere energia io dico che di energia ne ho abbastanza.Grazie Geppino sei un amico ma fratello sprituale anche...................azim

Traduzione da Italiano verso IngleseVisualizza caratteri romani
Television, Shukran for the evacuation of the Laboratory Zeta Tomorrow, at Shukran (RAI 3, 12.25), the cover will be given for the evacuation of the Laboratory Zeta, the center where they lived for nearly nine years, 30 Refugees and asylum seekers, fleeing from Darfur. Will be transmitted images of the clashes between police and demonstrators. In the same episode will talk about the Church of St. Nicholas, a Canicattì, place of worship for the six thousand Romanian Orthodox in the province of Agrigento. A place of prayer strongly backed by the Archbishop of Agrigento, Francesco Montenegro, host of the program.

Source: AGI. Sudan sets deadline with rebels

BY AGENCE FRANCE PRESSEUpdate 24 minutes ago DOHA, Jan 25 - Negotiations between the Sudanese government and Darfur rebel groups must be completed within two months, ahead of Sudan's presidential and legislative elections, a senior official has said. "Some groups are demanding more time. We have told mediators that time is running out and that negotiations must not exceed the third week of March, "Sudan's Minister of Culture Amin Hassan Omar said in Doha late Sunday." Talks do not require a month or two outstanding issues are as simple. If parties have the political resolve it will not take more than two weeks as we have discussed everything and what remains is to take decisions, "he said.Sudanese government officials and rebel groups present in Doha have not yet been involved in direct talks, Omar told reporters in the Qatari capital . Instead consultations are being held with mediators from the United Nations, African Union and the host nation, he added.Omar, a member of the official government delegation, said Sudan is prepared to talk with any of the four rebel groups that is ready for negotiations.Representatives from the Justice and Equality Movement (JEM), the main rebel group, on Saturday held consultations with mediators to resolve "questions of procedure" before direct negotiations.Darfur Rebels had two rounds of talks with Khartoum government officials in Qatar -- in February and May 2009.But other Factions have refused to join the talks in Doha and the JEM later said there is no point in taking part if there is no unity among the rebels.Rebels and government officials were also due to meet in November, but the talks failed to materialise.The United Nations says up to 300.000 people have died and 2.7 million fled their homes since the ethnic minority rebels first rose up in Darfur against the Arab-dominated Sudanese government in February 2003.Khartoum says 10.000 people have been killed.Sudan is due to hold a presidential and parliamentary election in April, the first polls in 24 years.

Yesterday I was meet with some Sudanese to make a group of Sudan but this fury and anger of those of Arci Darfur that I am a founding member and Sudanese some accountably represented here then Italy did not feel we live in a country is democratic, even unfinished but one that demograzia granitic to all rights of association and a costitursi under Italian law the Civil Code then you also my dear friend Geppino Materazzi told me that I do crece Arci Darfur and not waste energy, I say that I have enough energy . Thanks Geppino are a friend but also his brother Spritualità ................... azim



sabato 23 gennaio 2010

SUDAN ASSOCIATION ITALY


Domani dominica 24.01.2010 ci vediamo a meeting per un assemblea generale per creare un associazione del Sudan ci vediamo aCASA DELLA CULTURA ore 14.00
Tomorow at 14:00 hrs time on the 24th of Jan we haveto meet in a general assembly for the Sudanese Association all of the Sudanese in CASA DELLA CULTURA.

Zeta Lab


Lo Zeta Lab dice no alla nuova sede"I locali sono troppo degradati"
di Claudia Brunetto
Dopo il sopralluogo, i ragazzi del Laboratorio Zeta rifiutano la proposta del Comune di alloggiare i 32 immigrati del Darfur nell'ex sede dell'assessorato all'urbanistica in piazza della Pace. "I locali - dice il collettivo del centro sociale - sono inadeguati perché in totale stato di degrado". Così i ragazzi continueranno a dormire in auto e nelle tende da campeggio a pochi passi dall'ingresso dello Zeta per la prima volta libero dal presidio di polizia.All'interno dello Zeta, murato da martedì sera, sarebbero rimasti alcuni gatti adottati da tempo dal centro sociale. Nel pomeriggio il collettivo sotto la pioggia ha convocato una seconda assemblea in via Boito per programmare le iniziative dei prossimi gironi. Domani alle 18 sarà proiettato all'aperto il documentario "La terra estrema" sul lavoro degli immigrati nelle campagne siciliane. E sabato alle 16 dalla sede dello Zeta partirà un corteo.

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The Zeta Lab says no to new headquarters"The premises are too degraded"Claudia Brunette"
After the inspection, the factory girls Zeta reject the proposal of the City to house the 32 immigrants from the former offices of the Darfur Peace Square in urban planning. "The local population - says the bulk of the center - are inadequate because in a state of decay. So the boys continue to sleep in cars and in tents just steps from the Zeta for the first time free from the garrison of police.Inside the Zeta, walled by Tuesday evening, some cats would have stayed for some time from the center. In the afternoon the team in the rain convened a second meeting in via Boito to program initiatives in the coming rounds. Tomorrow at 18 will be screened outside the documentary "The earth extreme" on immigrant labor in the Sicilian countryside. And Saturday at 16 from the seat of Zeta start a parade.

venerdì 22 gennaio 2010

Zeta lab sta peggiorando la situazione.



Zeta Lab, continua il presidio dei sudanesi
Continua il presidio dei 25 sudanesi accampati con tende da campeggio in via Boito davanti i locali del centro sociale Laboratorio Zeta, sgomberato tre giorni fa dalla polizia. Intanto il Comune ha proposto agli operatori del centro una struttura alternativa, in piazzetta della Pace, vicino il carcere dell'Ucciardone, da adibire a dormitorio per gli immigrati ospiti del centro. "Stiamo andando a verificare - dice Totò Cavalieri, uno degli operatori del Lab Zeta - le condizioni di questo stabile. Ci hanno detto che non ci sono i servizi igienici: se fosse così, il Comune dovrà di sicuro trovare un'altra struttura". Intanto in via Boito non c'é più la polizia che fino a ieri sera vietava l'accesso alla strada con camionette antisommossa all'incrocio con via Notarbartolo e via Malaspina. "Se in una città, una regione, un paese, mancano infrastrutture, sevizi sociali - dice Antonella Monastra, consigliere comunale di Un'Altra Storia -, se vengono meno le più elementari necessità di un’ società civile dovrebbe garantire vuol dire che siamo allo sbaraglio totale".
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Zeta Lab continues the garrison of the Sudanese

Continue the garrison of the 25 Sudanese camping with tents in front of the premises via Boito Laboratory of the center Z, evacuated three days ago by the police. Meanwhile, the Municipality has proposed to the operators of the center an alternative structure, in Piazzetta della Pace, near the Ucciardone prison, to be assigned a dormitory for immigrants guests of the center. "We're going to check - Toto says Knights, one of the operators of the Lab Zeta - the conditions of those buildings. We were told that there are no toilets: if so, the City will surely find another place." Meanwhile in via Boito there is no longer the police until last night denied access to the road with riot vans at the intersection of Via and Via Notarbartolo Malaspina. "If a city, region, country, lack of infrastructure, social services - says Antonella Monastra, Municipal Councilor of another story - if they lack the most basic necessity for a civilized society should provide means that we are in confusion total.

Ma dico perchè danno permesso suisidiario si non grantiscano casa o alloggio dicente o questa la polica del paese di cinque grande della terra, vedete Francia e Germania anchè Ingiltera si non danno permesso il soggetto va rimpatriato subito........................................azim

giovedì 21 gennaio 2010

il getto z stato sgomrato.

Palermo ANNO ZETA
21 gennaio 2010 ·
Sgomberato ieri sera il «laboratorio Zeta», il centro sociale di Palermo che in questi anni ha rappresentato il cuore pulsante della cultura alternativa della città. Un luogo in cui, da anni, trovano anche accoglienza decine di migranti. Un presidio ha cercato per tutto il giorno di evitare la cacciata. Cariche della polizia e momenti di tensione. In serata alcuni attivisti hanno avviato uno sciopero della famedi Cesare Piccittoda il manifesto del 20.01.2010foto da http://www.globalproject.info/
Dove c'erano le porte aperte oggi ci sono i muri: Laboratorio Zeta a Palermo è stato sgomberato definitivamente ieri intorno alle 18.nL'avventura del centro sociale palermitano, iniziata nel 2001, ha subito l'ennesimo sgombero ma i volontari e militanti non vogliono andarsene e da subito hanno iniziato un presidio permanente davanti il centro sociale. Alcuni di loro sono anche saliti sul tetto. E' stata una giornata di tensione: cariche della polizia che hanno ferito due persone tra le più di trecento che si sono date appuntamento davanti al centro sociale per evitare lo sgombero. Due le eprsone condotte in questura. In serata alcuni attivisti hanno avviato uno sciopero della fame. Quella che era l'iniziale esperienza di «Zona extraterritoriale autogestita» è cresciuta diventando il noto Zetalab: una esperienza di autogestione connotata dalla convivenza con un gruppo di sudanesi tra i quali alcuni rifugiati politici, a svariate iniziative politico culturali. Da ieri questa particolare realtà rischia di diventare definitivamente storia.E' iniziato tutto in mattinata con un imponente dispiegamento di forze dell'ordine davanti al Laboratorio Zeta. Insieme occupanti e decine di rifugiati politici sudanesi, che vivono all'interno della struttura, hanno cercato sin dal primo momento di resistere passivamente agli agenti impegnati nello sgombero.La situazione è rimasta tesa per tutta la mattinata fino a che le forze dell'ordine hanno avuto la meglio e concluso in maniera totale lo sgombero dei locali. Nel primo pomeriggio sembrava esserci in corso una trattativa tra occupanti comune e prefettura ma di fatto è aumentato lo spiegamento di polizia e carabinieri tutti in assetto antisommossa.Alle 16.00 è stata indetta un'assemblea permanente del centro sociale proprio davanti all'edificio sgomberato, dove nel frattempo si era radunata una moltitudine di gente ed alcuni ragazzi hanno iniziato a montare delle tende per passare la notte. Sui tetti rimanevano gli attivisti, mentre la polizia si adoperava per murare tutti gli ingressi dell'edificio. Ma qualche ora dopo sono partite le cariche della polizia e dei carabinieri contro il presidio che stava protestando davanti al laboratorio. I manifestanti sono stati malmenati e cacciati dalla strada dove si trovavano. Il bilancio definitivo è di alcuni feriti tra i manifestanti e due militanti fermati; i rifugiati politici che lì avevano trovato ospitalità hanno deciso di passare la notte nel piazzale antistante insieme agli attivisti rimasti.Il contenzioso tra gli occupanti dello Zeta e l'asociazione «Aspasia», che si contendono la gestione dei locali, si protrae ormai da circa un anno. Era il 22 aprile del 2009 quando arrivò la prima ingiunzione di sgombero, con tanto di ufficiale giudiziario, e nuovi inquilini pronti ad insediarvisi.Lo Iacp, proprietario dell'immobile, aveva indetto una gara sull'affidamento di quei locali, vinta dall'associazione «Aspasia». Quest'ultima, per vie legali, ottenne l'ingiunzione di sgombero nei confronti degli attuali inquilini. Alla loro richiesta di lasciare i locali, i volontari dello Zeta risposero con un secco e perentorio: «preferiremmo di no».Constatata la situazione di stallo, l'ufficiale giudiziario rinviò lo sfratto al 22 giugno 2009. Riguardo alle richieste dell' associazione Aspasia, lo Zetalab è da sempre chiaro: «Sono legittime, ma non è un nostro problema. E' lo Iacp che deve affidare a loro altri spazi di suo proprietà, non questo dove già ci siamo noi». Da giugno in poi è continuata la trattativa per cercare di mediare tutte le posizioni ed esigenze, ma ieri la brusca frenata: «Ci aspettavamo oggi il proseguio della trattativa ed invece ci siamo ritrovati l'ufficiale giudiziari e circondati da uno inverosimile spiegamento di forze dell'ordine», spiega Nino dello Zeta.I ragazzi dello Zeta hanno comunque ottenuto, nella corso della giornata, la solidarietà fattiva di diversi esponenti politici del centro sinistra ed altri esponenti politici si sono da sempre opposti allo sgombero. Tra gli altri Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ha manifestato il suo netto dissenso.Due rappresentanti dello Zetalab con Fabrizio Ferrandelli, Totò Cavalieri e Angela Giardina, hanno annunciato l'inizio dello sciopero della fame.Questa volta la battaglia sarà più difficile ma i ragazzi non demordono. Oltre alla politica hanno già incassato il sostegno di altri simpatizzanti: personalità pubbliche, deputati, consiglieri comunali e di circoscrizione. Poi artisti, musicisti, teatranti, docenti universitari, e ancora associazioni, centri sociali, collettivi... Ma soprattutto tantissime persone che ci tengono a ribadire che quella di Zeta è anche la loro storia.Il collettivo è ben lontano dal gettare la spugna anche perché sentono il centro come parte integrante della loro stessa crescita personale. Nello Zatalab, sono stati presenti anche i loro libri, proiettati i lori video, hanno organizzato dibattiti; hanno partecipato ad incontri, cene, concerti, seminari; hanno provato i propri spettacoli e suonato la loro musica; hanno fatto crescere la biblioteca di quartiere.Oltre ad essere una esperienza socio-culturale, è chiara, una forte connotazione di sperimentalismo che vi si fa al suo interno. Forme reali di partecipazione politica e socialità non mediata, una forma di attivismo che soprattutto ha segnato la crescita e lo sviluppo delle vite di chi quel centro ha fortemente voluto e oggi strenuamente vuol difenderlo. La presenza dello Zeta in città ha permesso di vivere meglio una Palermo in cui la cultura, gli spazi di socialità e scambio sono sempre più ristetti e relegati alla sfera del privato.La cogestione degli spazi con la comunità sudanese, la scuola di italiano per stranieri, hanno rappresentato un modo diverso di vivere le trasformazioni del territorio, nella prospettiva della valorizzazione delle differenze e della lotta alle disuguaglianze.La speranza degli occupanti e delle forze politiche intervenute a sostegno e che si riapra immediatamente un tavolo di dialogo e di trattativa tra tutti i soggetti coinvolti. Chiudere definitivamente lo Zetalab vorrebbe dire cancellare un'esperienza che sperimenta forme e pratiche culturali, sociali e politiche a Palermo; quella di Zeta è una storia collettiva, che sta dentro i percorsi di democrazia partecipata e di difesa dei diritti sociali che hanno segnato la città negli ultimi dieci anni.

venerdì 15 gennaio 2010

Yassir Arman for president.



Sudan, ribelli scelgono Arman
Alle presidenziali sfiderà el Beshir
Gli ex ribelli del Sud Sudan hanno scelto il musulmano laico Yassir Arman come candidato per le prossime elezioni presidenziali di aprile. Sarà lui a sfidare l'attuale capo dello Stato Omar el Beshir. "L'ufficio politico ha scelto all'unanimità Yassir" per rappresentare il partito alle elezioni presidenziali di aprile, ha dichiarato il segretario generale del Movimento popolare di liberazione del Sudan, Pagan Amum.


Sudan, rebels choose ArmanPresidential challenge el BeshirThe former rebels of South Sudan have chosen the secular Muslim Yassir Arman as a candidate for the forthcoming presidential elections in April. He will challenge the current head of state Omar el Beshir. "The Political Bureau has decided unanimously Yassir" to represent the party in the presidential elections in April, said the secretary general of the Sudan People's Liberation Movement, Pagan Amum.

السودان والمتمردين اختيار عرمانالرئاسة التحدي جريدة البشيرالمتمردون السابقون في جنوب السودان قد اختارت المسلمين العلمانيين ياسر عرمان كمرشح للانتخابات الرئاسية المقبلة في نيسان / ابريل. انه يتحدى الرئيس الحالي للدولة عمر حسن البشير. "ان المكتب السياسي قرر بالإجماع ياسر" لتمثيل الحزب في الانتخابات الرئاسية في نيسان / أبريل ، قال الامين العام للالشعبية لتحرير السودان حركة باغان أموم

giovedì 14 gennaio 2010

Rosarno la revolta del immigrati.



Nokoss
Progetti, idee e culture alternative
Inizio anno con rivolta. La settimana di fuoco di Rosarno
di Federica Abozzi - 14/01/2010

Bastoni e astio. Strutture fatiscenti all’ex Opera Sila (la fabbrica di formaggio in disuso da anni) alla periferia di Rosarno, baracche di cartone, plastica e lamiera con all’interno decine di biciclette (con cui si raggiungevano i campi per la raccolta di arance e mandarini), vestiti, pentole, utensili da cucina, bombole del gas, letti, coperte, resti di cibo, centinaia di scarpe, valigie dimenticate dalla troppa fretta di fuggire. Questo resta di una triste pagina di vita in un Comune della Calabria.
La cronaca è ormai nota. Tra il 7 e il 10 di gennaio si è assistito all’escalation di tumulto. Prima l’aggressione armata d’ignoti verso due immigrati di origine africana. Uno più grave, ricoverato nel reparto di neurochirurgia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, l’altro operato a un rene all’ospedale di Polistena. Forse inevitabile, forse non prevista, la sommossa dei compagni di sventura non si è fatta attendere. Auto distrutte, cassonetti bruciati e rovesciati sull’asfalto, abitazioni danneggiate, per un bilancio complessivo di dieci poliziotti, otto carabinieri e una ventina di extracomunitari feriti nell’arco di tre giorni. Alla guerriglia il comitato cittadino ha risposto con un blocco stradale in attesa di una task force della Prefettura di Reggio Calabria, che ha riportato l’ordine pubblico in quarantotto ore con il trasferimento dei clandestini nei centri d’accoglienza di Bari e Crotone. L’allontanamento volontario o accompagnato, insieme al Dipartimento per l’immigrazione e le Libertà civili del Viminale e all’intervento dei mediatori culturali e degli operatori del volontariato, ha interessato 1.300 immigrati.Tra Rosarno e Gioia Tauro, una “colonia” di 1.500 extracomunitari lavorava come manodopera agricola. In tanti provenivano da Ghana, Nigeria, Burkina Faso, Mali, Senegal, Liberia, Sudan, Togo (anche un rifugiato politico con regolare permesso di soggiorno), alla ricerca di un salario. L’eldorado si è rivelato un’illusione: il dramma dello sfruttamento che segnò il continente nero ha forme più moderne oggi. Forza lavoro di piccoli proprietari, la paga di 1 euro a cassetta di mandarini e sei centesimi il chilo di arance. L’arte dell’arrangiarsi, poi, per sopravvivere: tende e coperta dalle associazioni di volontariato.
Il territorio non è nuovo ad agitazioni simili. Già nella primavera del 2009 l’arresto di tre imprenditori per riduzione in schiavitù di alcuni immigrati. A dicembre del 2008, invece, due giovani a bordo di un’auto spararono contro due ragazzi africani di ritorno dai campi. Nella Piana di Gioia Tauro l’ombra della mafia è viva. A dirlo voci del luogo e addetti ai lavori come il sostituto procuratore alla Procura nazionale antimafia Alberto Cisterna (“Quando la gente si è sentita aggredita si è rivolta ai mafiosi che sono stati costretti a intervenire per non perdere la faccia”, da un’intervista all’Avvenire) o il sindaco di Riace Domenico Lucano (“E’ tutto lavoro nero collegato con la malavita organizzata. Pagando questa gente 15 euro al giorno li abbiamo resi schiavi”).Si cerca di dimenticare a Rosarno, ora che la calma è tornata. Nel campo della Rognetta presto sorgerà la prima piazza con area mercato della zona. E se fosse solo apparenza? Braccianti dalla Bulgaria e Bielorussia, operai dall’Ucraina e Romania, sono già affittuari disperati (100 euro al mese) delle abitazioni disseminate tra gli agrumeti.
L’apporto solidale ha seguito lo sconcerto. Manifestazione di solidarietà agli extracomunitari dai centri sociali di Roma, uno sciopero degli immigrati, l’ammonimento di Papa Benedetto XVI (“L’immigrato è un essere umano, la violenza non deve essere mai per nessuno il modo per risolvere le difficoltà”), la provocazione dello scrittore Roberto Saviano (“a essersi ribellata è la parte sana della comunità africana che non accetta compromessi con la criminalità organizzata”).Una realtà, quella di Rosarno, che ha resistito a lungo nel silenzio e si è aggravata per gli effetti della legge sull’immigrazione. Ora il problema è stato rimosso, almeno in superficie, ma resta l’utopia di una soluzione: una risposta di garanzie ai lavoratori regolari e la sottrazione degli irregolari dalle mani dell’illegalità.

martedì 12 gennaio 2010

Strada del Sudan fino l'Egitto.


EGITTO-SUDAN, INTESA SU COSTRUZIONE AUTOSTRADA DI 600 KM
(AGIAFRO) - Il Cairo, 11 gen. - Egitto e Sudan hanno firmato un accordo che prevede la costruzione di un'autostrada di 600 chilometri che colleghera' i due Paesi e il cui costo previsto e' di 500 milioni di dollari. Lo ha annunciato una fonte qualificata, precisando che l'accordo e' stato firmato da Mohammed Safwan, direttore generale dell'impresa di costruzioni egiziana che realizzera' l'opera, e da Abdul Aziz al-Othman, direttore di una societa' di investimento sudanese. La fonte ha aggiunto che l'autostrada colleghera' Aswan (Egitto) e Dongola (Sudan) e la sua costruzione creera' nei rispettivi territori complessivamente due milioni di posti di lavoro. L'arteria attraversera' i Paesi aderenti al Mercato comune dell'Africa orientale e meridionale (COMESA) e servira' a realizzare un asse viario panafricano nord-sud, dalla citta' egiziana di Alessandria alla sudafricana Citta' del Capo. (AGIAFRO) .
EGYPT-SUDAN, UNDERSTANDING ON HIGHWAY CONSTRUCTION OF 600 KM (AGIAFRO) - Cairo, January 11 - Egypt and Sudan signed an agreement to build 600 kilometers of highway that will connect 'the two countries and an estimated cost' of 500 million dollars. This was announced by a qualified source, stating that the agreement and 'was signed by Mohammed Safwan, director general of the Egyptian construction will realize that' the work, and Abdul Aziz al-Othman, director of a company 'investment Sudanese. The source added that the highway will connect 'Aswan (Egypt) and Dongola (Sudan) and its construction will create' in their respective territories a total of two million jobs. The artery will cross 'the countries participating in the Common Market for Eastern and Southern Africa (COMESA) and will' to implement a Pan-African north-south road axis, from the city 'of Alexandria in Egypt to South Africa Citta' del Capo. (AGIAFRO).

Egypt protest



Rosarno, l'Egitto protesta: Roma tuteli gli immigratiIl ministero degli Esteri egiziano denuncia "la campagna di aggressione" e "le violenze" subite dagli "immigrati e le minoranze arabe e musulmane in Italia"

The protest of Egypt is in it is place a big country is beside immigrants.